Giuseppe Mercalli da Monza al Reale Osservatorio Vesuviano: una vita tra insegnamento e ricerca. Contributi presentati per l’inaugurazione dell’Anno Mercalliano - Napoli 19 marzo 2014
V. 24 (2014)
A cento anni dalla scomparsa di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo, noto principalmente per aver legato il suo nome a quello della scala per la misura dell’intensità dei terremoti, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha promosso una serie di iniziative volte a rievocare la figura dell’illustre scienziato, in un itinerario lungo un anno che ripercorre i luoghi da lui vissuti da studioso e docente, dichiarando il duemilaquattordici “Anno Mercalliano”. “I luoghi di Mercalli” pertanto è stato il titolo della manifestazione inaugurale di questa iniziativa, che si è svolta il 19 marzo 2014 a Napoli presso il Liceo “Vittorio Emanuele II”, dove Mercalli ha insegnato dal 1892 al 1911. La manifestazione è stata curata dall’Osservatorio Vesuviano, ente di cui Mercalli assunse la direzione proprio nel 1911, e vi hanno partecipato, oltre al Presidente dell’INGV, ricercatori e docenti dell’Università di Napoli “Federico II”, dell’Università di Milano “Bicocca” ed Autorità locali. Ha preceduto tale manifestazione un incontro scientifico presso la Sede dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli, il 18 marzo, per celebrare congiuntamente i cento anni dalla scomparsa di Mercalli e il 70° anniversario dell’eruzione del Vesuvio del marzo 1944. In occasione dell’evento del 19 marzo è stata realizzata una mostra itinerante che illustra le molteplici sfaccettature della personalità dello scienziato milanese e del suo contributo, talora determinante, per il progresso della conoscenza nel campo delle Scienze della Terra. La mostra, i cui contenuti sono disponibili online (www.ov.ingv.it), è stata presentata anche all’Istituto Suor Orsola Benincasa (7-11 aprile) e a Città della Scienza (24 giugno), e ne è prevista la presentazione alla Camera dei Deputati, a Roma, nel settembre 2014. La mostra utilizza pannelli didattici esplicativi delle principali tappe della carriera scientifica di Mercalli, ed è arricchita dai suoi taccuini di campagna, dalle sue corrispondenze, da una collezione di rocce e minerali da lui raccolta, e da foto, libri e quotidiani d’epoca che riportano la cronaca delle calamità naturali oggetto di studio dello scienziato, fino alla tragica scomparsa nel rogo della sua abitazione napoletana. I contributi della mostra, organizzati in forma di note brevi, sono stati raccolti in questo numero di Miscellanea, costituendo un elemento di forte arricchimento culturale nella riscoperta del paradigma mercalliano, attraverso un interessante dibattito scientifico. L’intento non è stato tanto quello di una celebrazione postuma, ma di evidenziare, da un punto di vista multidisciplinare, la molteplicità delle intuizioni di Mercalli, il quadro storico, scientifico e culturale in cui si sono sviluppate, e quanto ancora vi è di attuale nel pensiero mercalliano a cento anni dalla sua scomparsa. La figura dell’uomo, dello studioso e la sua vocazione per la scienza sono ben condensate nei contributi del Prof. G. Luongo (Vice Presidente dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche) “Una riflessione sull’attività scientifica di Giuseppe Mercalli”, e del Prof. P. Redondi (Università di Milano “Bicocca”) “Giuseppe Mercalli: storia di una vocazione scientifica”. Il filo conduttore della mostra itinerante è sviluppato nel contributo “I luoghi Mercalliani: gli studi attraverso l’Italia dal 1876 al 1914” a cura di M.A. Di Vito et al., in cui si descrive il percorso scientifico di Mercalli nelle diverse sedi d’Italia in cui ha operato. Il percorso temporale degli studi di sismologia di Giuseppe Mercalli inizia dall’analisi dei terremoti di Ischia, come affrontato nell’articolo “Mercalli e la sismicità dell'isola d'Ischia” di E. Cubellis e nell’articolo “Le case che si sfasciano: teorie sismologiche ed architettura antisismica dalle origini alla legge architettonica di Giuseppe Mercalli” di G.P. Ricciardi. Sullo stesso tema segue il contributo “La catastrofe calabro-messinese del 1908: l’analisi di Mercalli del terremoto più disastroso della storia d'Italia” di N.A. Pino e G. Milano. Due contributi sviluppano il lungo percorso di analisi degli effetti dei terremoti che porterà Mercalli a formulare la Scala delle Intensità e il confronto tra due stime della grandezza di un terremoto. Il primo argomento è trattato nell’articolo “La storia delle misurazioni dell’intensità macrosismica in Italia attraverso Giuseppe Mercalli fino ai giorni nostri” di G. Gaudiosi et al.; il secondo è sviluppato nell’articolo “Intensità macrosismica e magnitudo: stime diverse della "forza" dei Terremoti” di G. Milano e N.A. Pino. Giuseppe Mercalli studiò numerose eruzioni dei vulcani italiani (Stromboli, Vulcano, Etna, Vesuvio), classificando i loro meccanismi eruttivi. Tra gli studi di Mercalli “vulcanologo” rientrano le eruzioni alle isole Eolie; tali argomenti sono stati affrontati nell’ articolo “Vulcano: l’eruzione del 1888-1890” di V. Siniscalchi e R. Nave, e nell’articolo “Stromboli: l’eruzione del 1891” di R. Nave e V. Siniscalchi. All’inizio del nuovo secolo, Mercalli, che osservava il Vesuvio dal 1898, studiò in dettaglio l’eruzione del 1906. I risultati delle sue analisi sono stati trattati nel contributo “Giuseppe Mercalli e l'eruzione del Vesuvio del 1906” di M. De Lucia e G.P. Ricciardi. L’interesse di Mercalli per i vulcani napoletani fu ampio, come si
GIUSEPPE MERCALLI, UNA VITA TRA INSEGNAMENTO E RICERCA Contributi presentati per l’inaugurazione dell’Anno Mercalliano – Napoli, 19 marzo 2014
rileva dagli articoli “I vulcani attivi dell’area napoletana visti da Mercalli: Campi Flegrei, Vesuvio e Ischia” di S. de Vita et al., e “Giuseppe Mercalli e lo studio del Bradisismo Flegreo” di C. Del Gaudio et al. In tale contesto si colloca anche il tributo a Mercalli da parte di Luigi Carobbi, celebre studioso dei minerali, riportato nella nota “Un omaggio a Giuseppe Mercalli: la Mercallite”, di M. Russo. Giuseppe Mercalli ha dedicato una gran parte della sua vita all’insegnamento e alla formazione dei giovani, per appassionarli alle scienze della terra; tali obiettivi sono messi in luce da due articoli “La figura di Giuseppe Mercalli come docente del regio liceo Vittorio Emanuele” di G. Molisso e “Giuseppe Mercalli professore di Scienze naturali all’Istituto Suor Orsola Benincasa” di R. Casapullo et al.. La tragica morte di Mercalli suscita ancora grandi emozioni e stupore, come può evincersi dal contributo “La morte di Giuseppe Mercalli” di G. Molisso et al.. Mercalli nei pochi anni alla Direzione dell’Osservatorio Vesuviano (1911-1914) poté solo avviare un ambizioso programma di ricerche per monitorare il Vesuvio in tutte le sue manifestazioni, lasciando a chi gli successe un’eredità impegnativa. Per questo non mancano contributi sulla figura di Mercalli “Direttore” di un ente di fama e prestigio internazionale, affrontato nel sopra citato articolo “I luoghi Mercalliani …” di M.A. Di Vito et al. e nell’articolo “Giuseppe Mercalli e l’Osservatorio Vesuviano: la direzione dal 1911 al 1914” di M. Russo et al., e nell’articolo di G. De Natale (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano - INGV) “L’Osservatorio Vesuviano: la vulcanologia tra passato e futuro”, con un’analisi in chiave moderna dei risvolti e sviluppi dell’eredità di Mercalli a un secolo dalla sua scomparsa.
Mauro Antonio Di Vito Sandro de Vita Elena Cubellis Giovanni Pasquale Ricciardi Andrea Tertulliani
GIUSEPPE MERCALLI, UNA VITA TRA INSEGNAMENTO E RICERCA Contributi presentati per l’inaugurazione dell’Anno Mercalliano – Napoli, 19 marzo 2014
rileva dagli articoli “I vulcani attivi dell’area napoletana visti da Mercalli: Campi Flegrei, Vesuvio e Ischia” di S. de Vita et al., e “Giuseppe Mercalli e lo studio del Bradisismo Flegreo” di C. Del Gaudio et al. In tale contesto si colloca anche il tributo a Mercalli da parte di Luigi Carobbi, celebre studioso dei minerali, riportato nella nota “Un omaggio a Giuseppe Mercalli: la Mercallite”, di M. Russo. Giuseppe Mercalli ha dedicato una gran parte della sua vita all’insegnamento e alla formazione dei giovani, per appassionarli alle scienze della terra; tali obiettivi sono messi in luce da due articoli “La figura di Giuseppe Mercalli come docente del regio liceo Vittorio Emanuele” di G. Molisso e “Giuseppe Mercalli professore di Scienze naturali all’Istituto Suor Orsola Benincasa” di R. Casapullo et al.. La tragica morte di Mercalli suscita ancora grandi emozioni e stupore, come può evincersi dal contributo “La morte di Giuseppe Mercalli” di G. Molisso et al.. Mercalli nei pochi anni alla Direzione dell’Osservatorio Vesuviano (1911-1914) poté solo avviare un ambizioso programma di ricerche per monitorare il Vesuvio in tutte le sue manifestazioni, lasciando a chi gli successe un’eredità impegnativa. Per questo non mancano contributi sulla figura di Mercalli “Direttore” di un ente di fama e prestigio internazionale, affrontato nel sopra citato articolo “I luoghi Mercalliani …” di M.A. Di Vito et al. e nell’articolo “Giuseppe Mercalli e l’Osservatorio Vesuviano: la direzione dal 1911 al 1914” di M. Russo et al., e nell’articolo di G. De Natale (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano - INGV) “L’Osservatorio Vesuviano: la vulcanologia tra passato e futuro”, con un’analisi in chiave moderna dei risvolti e sviluppi dell’eredità di Mercalli a un secolo dalla sua scomparsa.
Mauro Antonio Di Vito Sandro de Vita Elena Cubellis Giovanni Pasquale Ricciardi Andrea Tertulliani
MED-SUV 1th YEAR MEETING - NICOLOSI (CATANIA) 7 | 9 JULY 2014
V. 23 (2014)
The MED-SUV project is a response to the European Community call “ENV.2012.6.4-2 - Long-term monitoring experiments in geologically active regions of Europe prone to natural hazards: the Supersite concept - FP7-ENV-2012-two-stage – of 20 July 2011.
Among the requests, the call stated that the accepted projects had to contribute to the Geohazards Supersites and Natural Laboratories (GSNL) initiative. The GSNL is an ambitious initiative, which is based on the “Frascati declaration” stated at the conclusion of the “3rd International Geohazards Workshop” of GEO held in ESA-ESRIN in November 2007. The declaration recommended “…to stimulate an international and intergovernmental effort to monitor and study selected reference sites by establishing open access to relevant datasets according to GEO principles to foster the collaboration between all various partners and endusers…”.
After a first period based on a volunteer approach, during which seven initial Supersites were identified, including Mt. Etna and Campi Flegrei/Vesuvius, the Supersites initiative was developed in the framework of the GEO-GEOSS Work Plan.
The MED-SUV project aims to apply the Supersite concept to Mt. Etna and Campi Flegreii/Vesuvius, recently recognized as Permanent Supersites by the Scientific Advisory Committee of GSNL and the Supersites Coordination Team of the Committee on Earth Observing Satellites. These two active volcanic areas represent end-members of volcanic systems, Mt. Etna being an open-conduit volcano and Vesuvius and Campi Flegreii closed-conduit systems. Given their differences, and that the two volcanic areas lie in densely populated areas, these two Supersite volcanoes pose diverse volcanic hazards at local, regional, and continental scales.
In order to improve understanding of the volcanic processes of Mt. Etna and Campi Flegrei/Vesuvius, and thus improve hazard assessment, the MED-SUV project will use the large sets of data available for both sites. Integration of both ground and EO data, collected over long time periods, will enable the volcanology community to answer key questions relating to prediction of the occurrence, location, duration, and magnitude of eruptive events. Additional achievements will include (1) optimization of the link between observations and end-users during eruptive events, and (2) evaluation of the project outcomes to assess whether they provide enforceable prototypes for the next generation of fully integrated volcano-monitoringand research systems, and whether they are applicable to other volcanic areas.
Last but not least, a crucial mandate emerging from the Supersites rationale is the need to guarantee the sharing of data and scientific products for the promotion of unselfish scientific collaboration. The MED-SUV consortium comprises 24 partners from 9 countries, including two from outside Europe (the USA and Canada). The consortium includes both scientific and industrial partners as well as public agencies with long experience covering all volcanic risk management practice from making observations to public communication.
To accomplish the objectives, the MED-SUV Project is structured in six Work Packages for research and technology implementation (WP2-7), and two Work Packages devoted to project management (WP1) and information dissemination (WP8). WP2 and WP3 implement the next generation of observing systems. Their activity embraces the development of new systems (WP2) and full exploitation of existing ones (WP3). This includes the design and development of an e-infrastructure for sharing data and products. WP4 and WP5 focus on characterization and modelling of volcanic processes at the two Supersites. Hazard assessment and fostering relationships between scientists and end users are the aims of WP6. WP7 will test the main outcomes of the other WPs, and implement a pilot phase at the two supersites and in two selected test cases– Piton de la Fournaise and the Azores.
The MED-SUV project started in June 2013. One year later, the kick-off meeting was held in Naples. We now convene again to present and discuss our ongoing activities and first outcomes, to revisit our future plans, and to strengthen the cooperation between participants. The 1st Year Meeting is hosted in Nicolosi village, a popular place in the European volcanology community because of its history as the base for many teams working at Mt. Etna. It is considered to be the “door” to Mt. Etna. Nicolosi was the birthplace of the brothers Carlo and Mario Gemmellaro, who were born in the 18th century. They began the modern volcanology studies of Mt. Etna that we continue, in the MED-SUV project, at the present day.
Among the requests, the call stated that the accepted projects had to contribute to the Geohazards Supersites and Natural Laboratories (GSNL) initiative. The GSNL is an ambitious initiative, which is based on the “Frascati declaration” stated at the conclusion of the “3rd International Geohazards Workshop” of GEO held in ESA-ESRIN in November 2007. The declaration recommended “…to stimulate an international and intergovernmental effort to monitor and study selected reference sites by establishing open access to relevant datasets according to GEO principles to foster the collaboration between all various partners and endusers…”.
After a first period based on a volunteer approach, during which seven initial Supersites were identified, including Mt. Etna and Campi Flegrei/Vesuvius, the Supersites initiative was developed in the framework of the GEO-GEOSS Work Plan.
The MED-SUV project aims to apply the Supersite concept to Mt. Etna and Campi Flegreii/Vesuvius, recently recognized as Permanent Supersites by the Scientific Advisory Committee of GSNL and the Supersites Coordination Team of the Committee on Earth Observing Satellites. These two active volcanic areas represent end-members of volcanic systems, Mt. Etna being an open-conduit volcano and Vesuvius and Campi Flegreii closed-conduit systems. Given their differences, and that the two volcanic areas lie in densely populated areas, these two Supersite volcanoes pose diverse volcanic hazards at local, regional, and continental scales.
In order to improve understanding of the volcanic processes of Mt. Etna and Campi Flegrei/Vesuvius, and thus improve hazard assessment, the MED-SUV project will use the large sets of data available for both sites. Integration of both ground and EO data, collected over long time periods, will enable the volcanology community to answer key questions relating to prediction of the occurrence, location, duration, and magnitude of eruptive events. Additional achievements will include (1) optimization of the link between observations and end-users during eruptive events, and (2) evaluation of the project outcomes to assess whether they provide enforceable prototypes for the next generation of fully integrated volcano-monitoringand research systems, and whether they are applicable to other volcanic areas.
Last but not least, a crucial mandate emerging from the Supersites rationale is the need to guarantee the sharing of data and scientific products for the promotion of unselfish scientific collaboration. The MED-SUV consortium comprises 24 partners from 9 countries, including two from outside Europe (the USA and Canada). The consortium includes both scientific and industrial partners as well as public agencies with long experience covering all volcanic risk management practice from making observations to public communication.
To accomplish the objectives, the MED-SUV Project is structured in six Work Packages for research and technology implementation (WP2-7), and two Work Packages devoted to project management (WP1) and information dissemination (WP8). WP2 and WP3 implement the next generation of observing systems. Their activity embraces the development of new systems (WP2) and full exploitation of existing ones (WP3). This includes the design and development of an e-infrastructure for sharing data and products. WP4 and WP5 focus on characterization and modelling of volcanic processes at the two Supersites. Hazard assessment and fostering relationships between scientists and end users are the aims of WP6. WP7 will test the main outcomes of the other WPs, and implement a pilot phase at the two supersites and in two selected test cases– Piton de la Fournaise and the Azores.
The MED-SUV project started in June 2013. One year later, the kick-off meeting was held in Naples. We now convene again to present and discuss our ongoing activities and first outcomes, to revisit our future plans, and to strengthen the cooperation between participants. The 1st Year Meeting is hosted in Nicolosi village, a popular place in the European volcanology community because of its history as the base for many teams working at Mt. Etna. It is considered to be the “door” to Mt. Etna. Nicolosi was the birthplace of the brothers Carlo and Mario Gemmellaro, who were born in the 18th century. They began the modern volcanology studies of Mt. Etna that we continue, in the MED-SUV project, at the present day.
“ALLA SCOPERTA dei TESORI del MARE” Scienza e Tecnologia, Memoria Popolare e Identità Culturale di una città della costa ligure
V. 22 (2014)
“Il dovere degli scienziati non è quello di educare il pubblico, ma piuttosto di interagire con esso. Il pubblico è la vera forza trainante dietro decisioni con conseguenze sociali, e deve essere coinvolto su base paritaria nei dibattiti inerenti queste decisioni” [Libutti L., 2006]. La comunicazione scientifica e tecnologica fra scienza e società, da anni, non è più un mero scambio di informazioni e risultati (spesso fra determinate élite), ma è diventata il veicolo privilegiato per insegnare, formare ed ispirare un pubblico sempre più ampio. Ma non si parla solo di trasmissione uni-direzionale: il dibattito fra scienza, tecnologia e società (amministratori locali, politici, imprenditori, giornalisti, studenti e semplici cittadini) sta guadagnando una partecipazione di interlocutori sempre più numerosi e preparati su temi dalle complesse caratteristiche ed implicazioni (etiche, sociali, economiche, politiche). Questo è in parte dovuto ai cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nella scienza e all’impatto che essa sta avendo in molti ambiti della vita sociale. Tali cambiamenti stanno determinando nuove forme di comunicazione scientifica e cooperazione con la società e l’aumento, nell’ultimo decennio, di iniziative e percorsi di formazione, spesso organizzati dalle stesse istituzioni scientifiche. Uno dei risultati più tangibili della cambiata interazione fra scienza e società è la nuova generazione di ricercatori-comunicatori, dotati di una maggiore abilità nel comunicare la scienza in modo efficace e ad un pubblico più ampio e diversificato. In questo contesto diventa importante capire l’efficacia di ogni azione di comunicazione scientifica, impostando uno studio che analizzi, volta per volta, i punti di successo e le criticità emerse nei due comparti causa-effetto. Causa – gli elementi di base della comunicazione scientifica e tecnologica: - i valori sociali e culturali di riferimento (ad es. protezione ambientale, sicurezza, salute); - i contenuti (formato di presentazione, tematiche scelte); - i canali usati (web, social networks, stampa cartacea, etc.); - i modelli di relazione con il pubblico (scienza vs pubblico, peer education). Effetto – la risposta della società: - diretta (affluenza; questionari di gradimento); - indiretta (visualizzazioni web; likes e tweet dei social network). Questo lavoro presenta una relazione illustrativa (per la prima volta sul territorio della Spezia) dell’efficacia di un evento specifico inserito all’interno di una manifestazione di portata locale, la “Festa della Marineria 2013”1, destinato al grande pubblico e caratterizzato da diverse attività (tra le quali quelle di tipo ludico-educativo) concepite con l’obiettivo di puntare l’attenzione sui ‘tesori’ scientifici e culturali di una ‘Città di Mare’, qual è La Spezia2.
www.festadellamarineria.com La Spezia è il secondo comune ligure per popolazione (92.474 abitanti, dato rilevato il 31-07-2013), con una superficie di 51,74 km² e densità pari a 1.787,28 ab./km². La città sorge su un angusto lembo di terra stretto tra mare e monti, affacciandosi sull’omonimo Golfo. Proprio la particolare conformazione di questo golfo, riparato dalla furia delle mareggiate e da possibili attacchi nemici, ha fatto sì che alla Spezia venisse costruito uno dei più grandi arsenali della Marina Militare e che, nel corso degli anni, si potesse sviluppare l'omonimo porto.
www.festadellamarineria.com La Spezia è il secondo comune ligure per popolazione (92.474 abitanti, dato rilevato il 31-07-2013), con una superficie di 51,74 km² e densità pari a 1.787,28 ab./km². La città sorge su un angusto lembo di terra stretto tra mare e monti, affacciandosi sull’omonimo Golfo. Proprio la particolare conformazione di questo golfo, riparato dalla furia delle mareggiate e da possibili attacchi nemici, ha fatto sì che alla Spezia venisse costruito uno dei più grandi arsenali della Marina Militare e che, nel corso degli anni, si potesse sviluppare l'omonimo porto.
Storia del dibattito scientifico sul Serapeo di Pozzuoli
V. 20 (2013)
Le deformazione del suolo caratterizzano da sempre l’area vulcanica dei Campi Flegrei e simanifestano con movimenti verticali, rappresentati da fasi di sollevamento alternate a fasi di abbassamento.Questo fenomeno è noto come bradisismo e in tempi recenti per due volte ha assunto una tale intensità cheha portato alla evacuazione di buona parte della città di Pozzuoli. In particolare nel periodo 1969-72 si èavuto un sollevamento dell’area centrale dei Campi Flegrei di circa 1,5 m con conseguente evacuazione delRione Terra di Pozzuoli. Successivamente, nel periodo 1982-84 si è avuta la più recente e più intensa crisi dibradisismo nell’area Flegrea (circa 1,8 m di sollevamento) che ha portato alla evacuazione di tutta la zonacentrale della città di Pozzuoli. Recenti ricerche hanno evidenziato che anche all’inizio degli anni 50 del Xxsecolo si è avuto un periodo di intenso sollevamento [Del Gaudio et al., 2010], mentre dall’inizio del ‘900,misure di livellazione mostrano che prima degli anni ‘50 l’area era soggetta ad un lento abbassamento [Majo,1933]. In figura 1 sono riportate le variazioni di quota del pavimento del Serapeo e del caposaldo conmaggiore deformazione verticale della rete di livellazioni dell’Osservatorio Vesuviano dal 1905 al 2009.Figura 1. Variazioni di quota del pavimento del Serapeo e del Caposaldo 25A (lungomare di Pozzuoli, inprossimità di Rione Terra) della rete di livellazioni dell’Osservatorio Vesuviano dal 1905 al 2009 riferite allivello del mare del 1905. Il cerchietto verde indica la posizione del Serapeo, mentre il cerchietto rossoindica la posizione del caposaldo 25A.In epoca storica recente molte fonti scritte contribuiscono a ricostruire I movimenti del suolo flegreo.In particolare nel periodo precedente il 1538, anno dell’eruzione di Monte Nuovo, l’ultima dei CampiFlegrei, le fonti documentali permettono di ricostruire un forte sollevamento a partire da almeno trent’anniprima dell’eruzione, che si accentua sempre più con l’approssimarsi dell’evento eruttivo tanto che sorgonodispute sull’attribuzione della proprietà di nuove terre emerse dal mare.Nel periodo storico più antico ci sono evidenze o tracce su antichi manufatti che aiutano a ricostruirela storia deformativa dei Campi Flegrei. L’esempio più famoso è il Serapeo di Pozzuoli, nelle cui colonne sitrovano tuttora I gusci di litodomi, organismi marini, che si sono sviluppati in un periodo in cui il pavimentodi questo edificio, il macellum romano, si trovava circa 3 m al di sotto del livello del mare.Evidenze geologiche dimostrano che anche in tempi precedenti a quelli storici I Campi Flegrei hannoavuto intense fasi di sollevamento del suolo alternate a fasi di abbassamento. In particolare, le tre epocheeruttive successive all’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, avvenuta circa 15.000 anni fa, coincidono con 5 fasi di sollevamento, mentre I periodi di relativa calma eruttiva sembrano coincidere con fasi diabbassamento del suolo, tanto che si formano depositi marini nelle zone centrali della caldera.Le deformazioni del suolo dei Campi Flegrei hanno avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione delpensiero geologico infatti lo studio, le misure, le interpretazioni dei processi deformativi della crosta terrestrein generale e delle aree vulcaniche in particolare, nella loro più moderna concezione, sono iniziati proprio aiCampi Flegrei e precisamente da quando, nel 1750, è stato realizzato lo scavo del Serapeo di Pozzuoli.Il presente rapporto è una sorta di monografia breve sulla letteratura scientifica, ma anche umanistica,che si è sviluppata intorno al Serapeo di Pozzuoli dal momento in cui è stato effettuato lo scavo fino allaprima metà del ‘900. Questo monumento è uno dei più importanti siti archeologici al mondo, oltre che per ilpregio architettonico, perché dal suo pavimento e dalle sue colonne forate, si sono mossi alcuni importantipassi per la Geologia intesa come scienza moderna. Questo percorso ha visto impegnati studiosi eintellettuali di diverse discipline tra cui spiccano Charles Babbage, noto oggi come l’inventore della“macchina analitica”, progenitrice del computer, Charles Lyell considerato il padre della geologia moderna,Antonio Niccolini, stimato architetto italiano della prima metà dell’800 e grande studioso del Serapeo, a cuisi devono dati preziosi per la comunità scientifica mondiale, Giuseppe Mercalli e molti altri ancora.1. Il tempo dello scavo e le prime osservazioniL’interesse degli studiosi per I fenomeni dinamici dell’area flegrea iniziò quando, nel 1750 il Re CarloIII di Borbone ordinò lo scavo dell’antico edificio, di epoca romana, detto “Tempio di Serapide”, che si trovain Pozzuoli. La funzione cui fosse destinato tale edificio è stata oggetto di un lungo dibattito. Esso è statoritenuto dai primi archeologi che lo studiarono un tempio dedicato a Serapide, divinità di culto egiziano.L’ipotesi era suggerita dal ritrovamento al suo interno di una statua raffigurante il dio. Successivamente perla presenza di sorgenti termominerali, le cui acque tuttora defluiscono nelle canalette del pavimento, è statoritenuto un complesso termale. Attualmente gli studiosi concordano nel riconoscere nel Serapeo di Pozzuoliil “Macellum”, ovvero il mercato pubblico della città romana [Dubois, 1907] (Fig. 2).Figura 2. Sezione trasversale della ricostruzione del monumento realizzata da Caristie [Debois, 1907].Del monumento fino all’epoca dello scavo erano note solo tre colonne di cui si ignorava laprovenienza. Esse si ergevano in un vigneto chiamato appunto “vigna delle tre colonne”. Quando gli scaviriportarono alla luce l’intera struttura del Serapeo gli studiosi del tempo notarono che le grandi colonne dimarmo cipollino del pronao, quelle le cui estremità emergevano dal suolo, ed altri elementi architettoniciminori, presentavano in alcune zone delle foracchiature dovute all’azione di “lithodomus lithophagus”, unmollusco marino che vive a pelo d’acqua. 6
4th General Meeting UPStrat-MAFA Urban Disaster Prevention Strategies Using Macroseismic Fields and FAult Sources - Catania 11 | 14 December 2013
V. 21 (2013)
The European project UPStrat-MAFA (Urban Disaster Prevention Strategies using MAcroseismic and FAult Sources) is a European Commission Project in the area of “Developing knowledge-based disaster prevention policies” whose primary aim is to produce seismic risk analyses for disaster prevention strategies. The European project has been co-financed by UE - Civil Protection Financial Instrument. The main goal of the project was to reach a harmonisation at the urban risk level, merging the best practices and available data in particular locations - Mt. Etna, Campi Flegrei areas (Italy), the Azores Islands and areas hit by offshore seismic activity (Portugal), Southeast Spain (i.e., Alicante-Murcia) and South Iceland including the metropolitan area of Reykjavik. Fruitful collaborations have been established among the members of this two years project, being the group well balanced between seismologists, engineers and statisticians. The project has covered all the issues that need to be addressed for the development of the proposed research and the achievement of measurable progresses beyond the state-of-the-art for urban prevention strategies based on the level of risk and on the education information system.
The project focuses on two main aspects:
a) Disaster prevention strategies based on the level of risk: A new concept of global disruption measures is introduced, with the objective to provide a systematic way to measure earthquake impact in urban areas. Then, a framework is provided where urbanised areas are seen as a complex network where nodal points have roles as sources and sinks, interacting together in an interdependent fashion. These properties are then used to identify which nodes are likely to introduce major disruptions in the whole urban system, and also which of these nodes are the most relevant, implying greater risk reduction if suitable actions are taken.
b) Disaster prevention strategies based on education information system. Effective disaster-risk reduction can be developed in particular through long-term activities, such as education. Often, people have the idea that natural hazards will strike others, but not themselves. In part, this is connected with education itself: textbooks often present “horrible” cases from places far away, compared to which local disasters appear trivial. Consequently, there is an absence of risk perception in people’s lives, which influences development and planning of the community and state, as well as the educational curriculum, and media priorities.
The final beneficiaries will be the Civil Protection, Local Authority and civil society of the State Members participating in the project, and in general, the European Institutions acting in the field of urban disasterprevention strategies.
During the 4th General Meeting in Catania (Italy) on 11th-14th December 2013, the development and final achievements will be presented through oral presentations, posters and round table discussions. The tasks will be presented according to the following structure:
- Seismic hazard assessment: a) forecast damage scenarios using observed and synthetic macroseismic fields to simulate intensity shake maps, given the parameters on the location and intensity of an earthquake; b) evaluate the seismic hazard at a site using macroseismic fields and fault sources; in this case, the seismic histories at the site will be integrated by synthetic effects using finite-fault groundmotion stochastic simulations.
- Seismic risk assessment: a) collect urban-scale vulnerability information on building and network systems; b) evaluate urban-scale exposure by defining synthetic indices and by the use of GIS tools; c) define urban risk, convolving the shaking ground-motion parameters at the site with the vulnerability and exposure.
- Disaster prevention strategies: a) define disaster prevention strategies based on the level of risk (typologies, schools, strategic buildings, critical infrastructures; and so on) and based on an education management information system linked to information about areas and population groups that are prone to particular kinds of emergencies.
Project Leader Gaetano Zonno
The project focuses on two main aspects:
a) Disaster prevention strategies based on the level of risk: A new concept of global disruption measures is introduced, with the objective to provide a systematic way to measure earthquake impact in urban areas. Then, a framework is provided where urbanised areas are seen as a complex network where nodal points have roles as sources and sinks, interacting together in an interdependent fashion. These properties are then used to identify which nodes are likely to introduce major disruptions in the whole urban system, and also which of these nodes are the most relevant, implying greater risk reduction if suitable actions are taken.
b) Disaster prevention strategies based on education information system. Effective disaster-risk reduction can be developed in particular through long-term activities, such as education. Often, people have the idea that natural hazards will strike others, but not themselves. In part, this is connected with education itself: textbooks often present “horrible” cases from places far away, compared to which local disasters appear trivial. Consequently, there is an absence of risk perception in people’s lives, which influences development and planning of the community and state, as well as the educational curriculum, and media priorities.
The final beneficiaries will be the Civil Protection, Local Authority and civil society of the State Members participating in the project, and in general, the European Institutions acting in the field of urban disasterprevention strategies.
During the 4th General Meeting in Catania (Italy) on 11th-14th December 2013, the development and final achievements will be presented through oral presentations, posters and round table discussions. The tasks will be presented according to the following structure:
- Seismic hazard assessment: a) forecast damage scenarios using observed and synthetic macroseismic fields to simulate intensity shake maps, given the parameters on the location and intensity of an earthquake; b) evaluate the seismic hazard at a site using macroseismic fields and fault sources; in this case, the seismic histories at the site will be integrated by synthetic effects using finite-fault groundmotion stochastic simulations.
- Seismic risk assessment: a) collect urban-scale vulnerability information on building and network systems; b) evaluate urban-scale exposure by defining synthetic indices and by the use of GIS tools; c) define urban risk, convolving the shaking ground-motion parameters at the site with the vulnerability and exposure.
- Disaster prevention strategies: a) define disaster prevention strategies based on the level of risk (typologies, schools, strategic buildings, critical infrastructures; and so on) and based on an education management information system linked to information about areas and population groups that are prone to particular kinds of emergencies.
Project Leader Gaetano Zonno
Riassunti del Congresso AIQUA 2013 “L’ambiente Marino Costiero del Mediterraneo oggi e nel recente passato geologico. Conoscere per comprendere” - Napoli 19 | 21 giugno 2013
V. 19 (2013)
L’ambiente costiero, interfaccia mobile fra il dominio marino e quello continentale, possiede una dinamica geologica rilevante: questa mobilità ha ricadute significative sugli insediamenti antropici, anche se l’uomo si è saputo adattare alla continua evoluzione dell’ambiente, giungendo oggi ad interferire, anche a livello globale, con tali mutamenti. Questi problemi richiedono una conoscenza scientifica, il più possibile di carattere multidisciplinare, per apprezzare hazard e vulnerabilità per la previsione e mitigazione del rischio, per giungere, anche per le zone costiere, a proposte di gestione integrata. Il Mediterraneo, per il suo semi-isolamento rispetto agli oceani e per la sua storia geologica recente, può essere considerato, per molti aspetti, un modello a scala intermedia, per comprendere le attuali modifiche degli ecosistemi e degli ambienti fisici, per meglio prevedere le vicende del prossimo futuro. L’attualità di tali questioni ha suggerito alle Istituzioni proponenti di organizzare un convegno che, nel quadro delle finalità scientifiche della Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario (AIQUA), faccia il punto sui problemi relativi alla evoluzione della fascia costiera del Mediterraneo, vista attraverso l’analisi dei processi geologici del recente passato e/o di quelli ancora in corso. È infatti chiaro che solo un esame attento di queste vicende può consentirci di prevedere in modo appropriato il futuro prossimo della vasta area perimediterranea da cui, direttamente o indirettamente, dipende il futuro di centinaia di milioni di persone. In relazione a tutto ciò il convegno che si tiene a Napoli il 19, 20 e 21 giugno del 2013, presso la l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, intende fare il punto sulle problematiche che riguardano I rapporti terra-mare, con particolare attenzione al controllo esercitato dai cambiamenti climatici, documentati dalle variazioni delle linee di riva e datati attraverso le classiche metodologie analitiche che vanno dalla biostratigrafia alla ciclostratigrafia, dalle misure isotopiche a quelle radiometriche. Altri temi sono relativi alla pericolosità dei processi naturali, con particolare riguardo all’impatto di processi “catastrofici”, di durata geologicamente breve (sismicità, vulcanismo, tsunami, etc.) o di impatto diluito nel tempo (variazioni climatiche e loro influenza su ambienti ed ecosistemi, mutamenti delle linee di riva, etc.), pur senza tralasciare argomenti di grande interesse socioeconomico quali il monitoraggio degli ecosistemi marini costieri e l’oceanografia. Bruno D’Argenio
Compendio delle lezioni Scuola estiva AIQUA 2013 "L’impatto delle eruzioni vulcaniche sul paesaggio, sull’ambiente e sugli insediamenti umani - approcci multidisciplinari di tipo geologico, archeologico e biologico" - Napoli 27 | 31 maggio 2013
V. 18 (2013)
Vivere in un territorio vulcanico, fronteggiare giorno dopo giorno il pericolo che un’eruzione possa, nel volgere di poche ore, distruggere il lavoro di una vita intera e con esso la vita stessa, è una sfida che l’uomo continua ad accettare sin dagli albori della civiltà. Al giorno d’oggi, infatti, più di 300 milioni di persone sono esposte al rischio di eruzioni vulcaniche potenzialmente devastanti, vivendo intorno agli oltre 1.300 vulcani attivi (olocenici) in tutto il mondo [Tilling, 1989]. Una simile scelta, almeno in origine, è con ogni probabilità dovuta alla fertilità dei suoli vulcanici, soprattutto se si trovano in ambienti dal clima favorevole alle coltivazioni, e alla disponibilità di una grande varietà di giacimenti minerali e di rocce vulcaniche, da sempre utilizzate come materiali da costruzione. Anche la morfologia dei campi vulcanici e delle loro periferie appare spesso attraente e favorevole all’insediamento: pendii costieri dolci, ma articolati, offrono aree protette idonee ad approdi; ripiani e conche in ambiente continentale forniscono sedi per impianti urbanistici che possono sfruttare confini naturali per le fortificazioni. I vulcani e gli ambienti che li circondano costituiscono dei sistemi altamente dinamici, soggetti a continui e rapidi cambiamenti dovuti ai processi morfoevolutivi ad alta energia che contribuiscono, in tempi molto brevi, alla loro crescita e al loro smantellamento. Tanto le eruzioni vulcaniche quanto i fenomeni ad esse connessi, infatti, determinano spesso profonde trasformazioni morfologiche e climatiche che condizionano l’evoluzione degli ecosistemi che si sviluppano intorno ai vulcani. L’impatto delle eruzioni vulcaniche sull’uomo e i suoi insediamenti è testimoniato dalle tracce ritrovate all’interno e al di sotto di livelli di tephra in varie parti del mondo e in intervalli temporali ben definibili, a partire dalle impronte dei primi ominidi conservate in livelli cineritici nell’East African Rift e fino agli esempi noti in tutto il mondo di villaggi e città sepolti dalle eruzioni di Thera (isola di Santorini, XVII – XVI secolo a.C.) e del Vesuvio (79 d.C.). L’area circostante il Golfo di Napoli, con la Piana Campana e i primi contrafforti appenninici, in particolare, sono un’area particolarmente adatta allo studio degli effetti delle eruzioni vulcaniche sulla vita dell’uomo e i suoi insediamenti, sul clima e sull’ambiente, in quanto l’attività vulcanica ad alta frequenza che ha caratterizzato i tre vulcani attivi in quest’area (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia) in un periodo di tempo che va dal Neolitico ai giorni nostri, ha determinato la messa in posto su vaste aeree di livelli di tephra che, per il carattere pressoché istantaneo della loro formazione, definiscono delle superfici isocrone chiaramente riconoscibili e restituiscono un’immagine potremmo dire “fotografica” di quanto da essi ricoperto al tempo della loro deposizione. Lo studio attraverso un approccio multidisciplinare delle successioni stratigrafiche in cui sono intercalati i depositi delle eruzioni vulcaniche e dei fenomeni ad esse connessi e le tracce di insediamenti umani, consente di ricostruire tanto le relazioni tra gli eventi naturali catastrofici e il contesto storico di una determinata area, quanto le condizioni ambientali al contorno prima e dopo ciascuno di questi eventi, e permette inoltre di comprendere le strategie di reinsediamento adottate da società umane a diverso grado di civilizzazione a seguito di eventi naturali di forte impatto sul territorio. Il modo in cui le diverse popolazioni hanno reagito a tali eventi catastrofici e ai cambiamenti ambientali che ne sono derivati, introduce un altro elemento di conoscenza fondamentale che può derivare dallo studio multidisciplinare del territorio su base stratigrafica: la resilienza del sistema ecologico, sociale ed economico della Campania, nel caso specifico, per gli ultimi 10.000 anni. Il concetto di resilienza è stato introdotto dagli studiosi di ecologia circa quarant’anni fa [Holling, 1973] per esprimere la capacità di un sistema naturale di adattarsi e sopravvivere a cambiamenti, generalmente di vasto impatto e di breve durata, che possono causare deficit ecologici. Il concetto è stato di recente esteso a una serie di contesti interdisciplinari inerenti le interazioni tra l’uomo e l’ambiente e include i concetti di vulnerabilità e di rischio. Vulnerabilità, sostenibilità e resilienza sono concetti in certo qual modo complementari e intimamente connessi con processi di carattere sociale nelle aree esposte a disastri naturali. Ciascuno di tali concetti esprime il grado di impatto di un evento avverso su un sistema e la capacità di recupero di quest’ultimo. Per quanto riguarda le comunità umane, queste possono essere definite resilienti se hanno la capacità di resistere ad eventi estremi e riprendersi rapidamente dopo un disastro. La lunga storia di interazione tra uomo e ambiente, contenuta nel record archeologico, rivela le diverse strategie adottate dalle diverse comunità in risposta ad eventi avversi e quanto queste strategie possano essere state o meno efficaci, tanto nel breve quanto nel lungo termine. Comprendere come le antiche società abbiano reagito nei confronti dei disastri naturali, tornando ad occupare le aree devastate quando le condizioni ambientali sono tornate favorevoli, e comprendere come sia cambiato nel tempo il modo di reagire in funzione delle mutate condizioni di organizzazione e complessità sociale, aiuta a definire la capacità di resilienza attuale e pianificare nuove strategie, efficaci sul lungo periodo, tese ad aumentare la resilienza di una comunità [Timmerman, 1981; Dovers and Handmer, 1992; Kohler, 1992; Redman, 2005; Carpenter et al., 2001; Bruneau et al., 2003; Rose, 2007]. Lo scopo quindi della scuola estiva AIQUA 2013 è quello di evidenziare come l’approccio multidisciplinare combinato possa consentire di ricostruire l’impatto sull’uomo e sul territorio di eventi estremi quali le eruzioni vulcaniche e alcuni fenomeni ad esse connessi, e comprendere come le tante popolazioni, diverse per cultura e organizzazione sociale che si sono avvicendate sul territorio, hanno saputo reagire a tali fenomeni. Sono previste lezioni seminariali in aula ed escursioni sui siti di maggiore interesse geomorfologico, vulcanologico ed archeologico della Campania. Le lezioni abbracceranno tematiche relative a: 1) dinamica e impatto sul territorio delle eruzioni vulcaniche e dei fenomeni connessi, 2) storia ed evoluzione del paesaggio in ambiente vulcanico e perivulcanico, 4) genesi ed evoluzione dei suoli in relazione alle eruzioni ed ai cambiamenti climatici, 5) macro e micro resti vegetali per le ricostruzioni paleoambientali e paleoclimatiche, 6) geocronologia e geochimica nelle ricostruzioni cronostratigrafiche e paleoclimatiche, 7) evoluzione culturale nel tempo e possibili relazioni con la morfodinamica ambientale. Ciascuna tematica comprenderà lezioni di esperti nazionali ed escursioni tese a descrivere le diverse metodologie di indagine e illustrare come il loro utilizzo combinato possa concorrere a condurre studi multidisciplinari ed effettuare accurate ricostruzioni paleoambientali, in ambienti archeologici interessati da eventi geologici estremi. Le escursioni si svolgeranno nell’area napolatano-flegrea e vesuviana e nelle aree appenniniche ad est dei vulcani campani. Nonostante i risultati raggiunti da molte ricerche specialistiche di settore, sono ancora pochi ad oggi, gli studi multidisciplinari nei quali le diverse discipline abbiano operato in stretto e continuo coordinamento. Lo spirito della scuola è anche quello di stimolare il confronto e la cooperazione tra le diverse discipline coinvolte ed iniziare a formare figure professionali che rispondano alle nuove sfide che le scienze umane e naturali dovranno raccogliere per garantire reali progressi nella conoscenza dei fenomeni passati, per un uso consapevole e sostenibile del territorio.
I finanziamenti europei alla ricerca in università e enti pubblici di ricerca: aspetti organizzativi e informativi per il supporto al ciclo di vita del progetto
V. 17 (2013)
I finanziamenti europei alla ricerca pongono oggi una serie di sfide organizzative e richiedono strumenti appropriati di gestione dell’informazione. Servizi di supporto alla ricerca sono stati attivati negli atenei, dove sono presenti al 90% come Uffici Ricerca, e negli enti pubblici di Ricerca, spesso strutturati come Uffici Relazioni Internazionali. Una recente indagine del Convegno permanente dei Direttori Amministrativi e Dirigenti delle Università Italiane – CODAU identifica come attività ritenute dal personale della ricerca a maggiore valore aggiunto e più innovative proprio quelle che concorrono al supporto all’intero ciclo di vita del progetto. Il supporto alla ricerca risulta quindi “un’importante area di integrazione di culture diverse - scientifiche, giuridico/amministrative, economico/gestionali, di marketing, ecc. - e un banco di prova di nuove linee di management e di nuovi approcci gestionali” [Bardi and Schiavone, 2008; Croatto, 2009]. La legge 168 del 1989, nel riconoscere l’autonomia finanziaria e contabile degli atenei, e il processo di valutazione della ricerca (VTR 2001-2003 e VQR 2004-2010) hanno rappresentato due grandi input per la definizione di piattaforme che si spostassero dal piano strettamente amministrativo a quello più informativo. L’integrazione dei sistemi informativi e gestionali è divenuta una necessità e un obiettivo chiaro per molti atenei ed enti pubblici di ricerca. Si sono venuti così a creare applicativi di gestione che siano di supporto all’intero ciclo di vita del progetto. La richiesta da parte della Commissione Europea di tracciare il tempo produttivo dei professori attraverso un time sheet integrato, ad esempio, ha portato in alcuni casi all’integrazione degli applicativi che gestiscono la didattica con quelli dedicati ai progetti di ricerca. Allo stesso modo la richiesta di attribuire a uno specifico progetto le pubblicazioni che ne scaturiscono ha fatto nascere l’esigenza di integrare l’anagrafe delle pubblicazioni e gli applicativi di gestione progetti. Si sono, quindi, diffusi repository istituzionali di pubblicazioni e i CRIS - Current Research Information System, per l’“Anagrafe della ricerca”. Il presente lavoro illustra alcune considerazioni tratte dallo stato dell’arte e presenta i risultati di un’indagine realizzata ad hoc presso atenei ed enti di ricerca in Italia, sugli assetti organizzativi per la promozione e la gestione dei progetti europei nonché sulle caratteristiche dei sistemi informativi a supporto del ciclo di vita del progetto.
1. La sostenibilità finanziaria per università ed enti di ricerca L’EUA - European Universities Association – è da anni concentrata sui temi della sostenibilità finanziaria e dell’efficace gestione delle risorse da parte delle università europee. Questi temi costituiscono il focus del lavoro condotto da EUA e dai suoi partner con il progetto “The European Universities Diversifying Income Streams” (EUDIS), conclusosi nel 2011. L’iniziativa ha coinvolto un considerevole numero di università europee attraverso visite in loco, interviste e un questionario on-line. Dallo studio emerge come uno dei fattori determinanti per la stabilità economica degli atenei sia la diversificazione delle fonti di entrata e una strategia a lungo termine che consenta di farle durare e sviluppare nel tempo [EUA 2011]. 1.1 La composizione delle entrate degli atenei in Europa Il finanziamento pubblico diretto continua ad essere la più importante fonte per le università Europa,rappresentando, in media, quasi trequarti del bilancio dell'ente. Il finanziamento pubblico diretto per la maggior parte è erogato come block grant sulla base di dati storici e di attività (in Italia è il Fondo di Finanziamento Ordinario - F.F.O.).Le autorità pubbliche progressivamente tendono ad affiancare formule di finanziamento basate sempre più sulla valutazione delle perfomance. Le altre fonti sono costituite dai contributi degli studenti, attività di fund raising, attività commerciale, fornitura di servizi, finanziamenti europei ed internazionali su base competitiva e finalizzati a specifici progetti.
1. La sostenibilità finanziaria per università ed enti di ricerca L’EUA - European Universities Association – è da anni concentrata sui temi della sostenibilità finanziaria e dell’efficace gestione delle risorse da parte delle università europee. Questi temi costituiscono il focus del lavoro condotto da EUA e dai suoi partner con il progetto “The European Universities Diversifying Income Streams” (EUDIS), conclusosi nel 2011. L’iniziativa ha coinvolto un considerevole numero di università europee attraverso visite in loco, interviste e un questionario on-line. Dallo studio emerge come uno dei fattori determinanti per la stabilità economica degli atenei sia la diversificazione delle fonti di entrata e una strategia a lungo termine che consenta di farle durare e sviluppare nel tempo [EUA 2011]. 1.1 La composizione delle entrate degli atenei in Europa Il finanziamento pubblico diretto continua ad essere la più importante fonte per le università Europa,rappresentando, in media, quasi trequarti del bilancio dell'ente. Il finanziamento pubblico diretto per la maggior parte è erogato come block grant sulla base di dati storici e di attività (in Italia è il Fondo di Finanziamento Ordinario - F.F.O.).Le autorità pubbliche progressivamente tendono ad affiancare formule di finanziamento basate sempre più sulla valutazione delle perfomance. Le altre fonti sono costituite dai contributi degli studenti, attività di fund raising, attività commerciale, fornitura di servizi, finanziamenti europei ed internazionali su base competitiva e finalizzati a specifici progetti.